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Intervista con il sassofonista Vittorio Cuculo

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view post Posted on 17/5/2021, 16:17
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Intervista con il sassofonista Vittorio Cuculo

S’intitola Ensemble, il nuovo disco firmato Vittorio Cuculo Quartet Incontra i Sassofoni della Filarmonica Sabina “Foronovana” è disponibile sui principali digital stores e in copia fisica da martedì 18 maggio 2021. Prodotto dall’etichetta Wow Records di Felice Tazzini e Francesco Pierotti, in questo album, insieme al sassofonista Vittorio Cuculo (sax alto, sax soprano in Misty), compongono la sezione ritmica Danilo Blaiotta, pianista di talento della nuova generazione, Enrico Mianulli, contrabbassista di notevole esperienza e solidità ritmica e, dulcis in fundo, una vera e propria leggenda vivente della batteria jazz nazionale e internazionale: Gegè Munari. In possesso di una grande padronanza strumentale, agilità di fraseggio, cantabilità ed estro, nonché profondo conoscitore del linguaggio bebop, Vittorio Cuculo è più che una promessa del sassofono jazz italiano. Oltre a esibirsi in tutta Italia, sia nei famosi club che nei festival di prestigio, il suo talento è stato apprezzato pure fuori dai confini nazionali, in nazioni quali Polonia, Belgio, Francia, Russia, Germania, Romania. Ecco l’intervista che ci ha gentilmente rilasciato…

Esce “Ensemble”, il nuovo disco firmato Vittorio Cuculo Quartet. Com’è nata l’idea per questo nuovo progetto artistico?
Vittorio: Come accade spesso, l’idea è nata un po’ per caso e un po’ per una riflessione che stavo facendo sul materiale del mio primo CD “ Between”. La sorte ha voluto che incontrassi la formazione di sassofoni Filarmonica Sabina Foronovana, con la quale ho avuto modo di registrare dal vivo, senza il mio quartetto, una versione del brano My funny Valentine (versione ora inclusa nel nuovo lavoro discografico) e da questo primo incontro è nata la spinta per una collaborazione più approfondita. Anche perché, ripensando allo spirito che animava il primo CD, sentivo il bisogno di sviluppare la tematica dell’incontro e quindi si è fatto largo l’idea di un nuovo progetto artistico che mettesse in evidenza l’aspetto comunitario del fare musica, la dimensione del NOI, che in “Between” era stata indicata come dialogo tra le diverse generazioni, quella di giovani musicisti come me, Danilo Blaiotta e Enrico Mianulli con quella della storica colonna del Jazz Italiano Europeo e non solo Gegè Munari.

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Il titolo farebbe pensare principalmente ad una collaborazione tra prestigiosi artisti e tra diverse generazioni artistiche. E’ stato difficile mettere insieme le idee di ciascuno?
Vittorio : In questo lavoro discografico la presenza della storica colonna del Jazz Italiano Europeo e non solo Gegè Munari, di meravigliosi amici e brillanti colleghi come Danilo Blaiotta e Enrico Mianulli e di importantissimi arrangiatori come Roberto Spadoni, Mario Corvini, Massimo Valentini e Riccardo Nebbiosi, sia stata una carta vincente considerando che tutte queste meravigliose e importanti figure artistiche si siano unite all' Ensemble di sassofoni della Filarmonica Sabina Foronovana e alla bellissima voce di Lucia Filaci. Come ho avuto modo di scrivere sulla copertina, “Ensemble” è una parola che evoca subito un insieme strumentale e quindi l’abbiamo usata in questo senso, ma è stata usata anche e soprattutto per sottolineare la dimensione comunitaria del lavoro, che si avvale dell’apporto creativo di tante mani, dall’orchestra al quartetto, alla voce di Lucia Filaci. Ripensandoci, è stato abbastanza impegnativo, ma siamo molto soddisfatti del risultato. Quando bisogna confrontarsi ed organizzarsi per dare modo a una ventina di musicisti di esprimersi (un quartetto, più i componenti della filarmonica, più un vibrafonista, una cantante, un arrangiatore che porta il suo contributo anche come chitarrista) le energie fisiche e mentali che si mettono in movimento sono tante e il rischio di essere dispersivi è forte. Alla fine, però, prevale appunto quella dimensione del NOI e tutto come per magia si incastra nel modo giusto.

La tracklist è composta principalmente da famosi e importanti standard appartenenti alla tradizione jazzistica. E’ stato complicato scegliere i brani da eseguire e proporre all’ascoltatore?
Vittorio: La scelta dei brani da eseguire e da porre all' attenzione dell'ascoltatore è stata in realtà abbastanza naturale, seppur comunque pensata e studiata in ogni dettaglio. La presenza di musicisti di grande esperienza come "The Legend" Gegè Munari, di importantissimi arrangiatori come Roberto Spadoni, Mario Corvini, Massimo Valentini e Riccardo Nebbiosi, e i miei meravigliosi colleghi e amici Danilo Blaiotta e Enrico Mianulli, uniti all'Ensemble di sax e alla voce di Lucia Filaci è stata una carta vincente e un mix musicale vincente anche nella scelta del repertorio e dei diversi brani da sottoporre all'attenzione del pubblico.
Abbiamo operato confrontandoci continuamente, cercando di rendere al meglio e di valorizzare sempre e comunque la Musica che suonavamo. I brani che sono stati scelti per il disco sono stati selezionati da quello che è un po’ il mio e il nostro gusto musicale, e dalla voglia di creare una sonorità particolare con il Quartetto, la voce e l'Ensemble di sassofoni.

Com’è nata la tua passione verso la musica e soprattutto verso uno strumento come il sax?
Vittorio: In casa, fin da quando eravamo piccoli (ho anche un fratello violinista), è sempre circolata la musica, classica, leggera, jazz…mia madre è pianista ed insegna, mio padre è anche lui un grande appassionato. Come sono arrivato al sax? Beh passando per le percussioni classiche e per la batteria. Ho suonato nella Junior Orchestra, un’orchestra giovanile dell’Auditorium parco della musica di Roma, ho anche studiato la marimba, ero arrivato ad usare 2 battenti per ciascuna mano. Poi un giorno, da mio padre ho sentito in un disco il sax di C. Parker… ed è stata la svolta, il sax mi ha chiamato per suonare il jazz.

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Il nuovo album può essere anche un modo per far vedere che la musica può unire?
Vittorio: Certo, l’intento è proprio quello. Ma è da quando esiste l’uomo che la musica unisce, perché è un linguaggio universale che parla al cuore e alla mente degli esseri umani. Ed io quando suono ci metto tutto me stesso, perché per me è importante comunicare a chi mi ascolta quello che provo.

Quanto sono importanti per te la continua ricerca e lo studio?
Vittorio: Per ogni musicista lo studio è pane quotidiano e ciascuno cerca di abbinarlo ad un giusto companatico, la ricerca appunto. Io penso che la ricerca si concretizzi in diverse maniere, nell’ascolto, nel tentare nuovi percorsi, strumentali e sonori, nel frugare nel proprio repertorio di esperienze per attingervi risorse creative da mettere a frutto per nuovi progetti, nel sentire quel che c’è nell’aria e quel che non c’è, nel confronto con il materiale sonoro che circola tanto sui palchi quanto nei dischi ecc.

Nei live, spesso c’è spazio per l’improvvisazione… capita anche a te, o comunque, cerchi di seguire un tragitto musicale più vicino a quelli che sono magari i sounds dei tuoi dischi?
Vittorio: A volte, ma non sempre è così, soprattutto nel jazz. Per me, l’improvvisazione, oltre che essere uno dei parametri caratterizzanti questa musica, è un momento di pura creatività, un momento nel quale ci si racconta come individuo, come persona che reagisce dentro una particolare situazione, mettendo in gioco la propria sensibilità e il proprio temperamento.

Hai avuto modo di lavorare e suonare a fianco di molti artisti nazionali ed internazionali. Ricordi con particolare piacere qualche episodio?
Vittorio: Ho avuto la fortuna e l'onore di poter suonare a fianco di molti artisti nazionali e internazionali, e ogni incontro è stato davvero importante e significativo. Un episodio che ricordo in particolare fu quando ebbi la fortuna di conoscere il leggendario batterista e colonna del Jazz Italiano Europeo e non solo Gegè Munari. Ero intimorito dalla grande importanza della sua figura e dalla sua significativa autorevolezza nel mondo Jazzistico. Quando lo conobbi, una delle prime cose che vidi fu il suo sorriso e la sua grande vitalità, mi disse e mi dice sempre che la cosa più importante nella Musica è il divertirsi e lo star bene: fu un momento che mi toccò l'anima e il cuore. Vedere una grandissima figura come quella di Gegè, che ha suonato con tutti i più importanti Jazzisti del mondo, aver sempre la voglia e l'entusiasmo di suonare e di divertirsi con altri musicisti mi ha davvero emozionato e colpito positivamente, trasmettendomi il desiderio di far sempre del mio meglio." The Legend" Gegè Munari è e rimarrà sempre un punto di riferimento per la mia vita.

La pandemia ha in qualche modo lasciato il segno nel mondo della musica, sia nella fruizione e magari nell’aspetto di nascita dei brani?
Vittorio: La pandemia ha colpito tutti, fisicamente, economicamente e psicologicamente. Un evento così disastroso non può che lasciare il segno. Ho notato che alcuni colleghi hanno risentito del clima generato dalla pandemia, anche nella fase di creazione e di nascita dei brani. E non poteva essere diversamente. Per quanto mi riguarda, ho sperimentato come sia importante stare uniti, fare gioco di squadra, puntare sulla relazione umana. Questo è fondamentale ed è l’insegnamento che mi pare di poter cogliere.

Credi che i talent show possano effettivamente essere di valido aiuto per chi desidera intraprendere la carriera di musicista?
Vittorio: Non so, non saprei dare una risposta precisa… forse in termini di visibilità il talent show può aiutare. Per il resto, credo che occorra lavorare sodo.



Quanto è importante essere liberi da vincoli quando si lavora ad un disco?
Vittorio: Molto. La creatività del musicista risente degli stimoli che lo circondano, almeno per me è così. E mi sento spesso dire che sono uno che assorbe tutto quanto gli sta intorno. Ma penso che gli unici vincoli con i quali occorra comunque fare i conti siano quelli dettati dai costi economici.

Hai in programma un tour per il prossimo autunno-inverno?
Mi piacerebbe tanto poterlo fare, anche perché ritengo che questo progetto, per le energie messe in campo e per l’impegno di tutti nel realizzarlo, meriti una tale dimensione. Sulla bontà del progetto, nelle note di copertina, si si sono espresse figure capitali del mondo del Jazz: Paolo Fresu, Stefano Di Battista ed Eugenio Rubei, il patron dello storico jazzclub di Roma l'Alexanderplatz (e li ringrazio tanto per il loro incoraggiamento e sostegno).
Sarei molto felice di poterlo proporre nei vari festival, anche se non mi nascondo le difficoltà economiche, organizzative (e non solo), che si frappongono alla realizzazione di un tour. Però mai rinunciare a sognare…

Per ulteriori info:
Facebook: www.facebook.com/VittorioCuculo1993
Instagram: www.instagram.com/vittoriocuculo/
YouTube: www.youtube.com/channel/UCkxlsYERIPLzizVleevd0Xw
 
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view post Posted on 18/5/2021, 17:25
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