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Intervista con Silvia Donati

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view post Posted on 19/2/2021, 16:05
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Intervista con Silvia Donati

Vortice è il nuovo album, prodotto dall’etichetta Irma Records, firmato Silvia Donati & Nova 40. Cantante dal timbro scuro, riscaldante e ammantante, Silvia Donati è nata Bologna. Più volte inserita nella Top Ten delle migliori voci jazz italiane, ha diretto seminari a Bologna, Mogliano Veneto, Feltre, Orsara e masterclass al conservatorio di Vicenza e Castelfranco Veneto. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata dall’artista…

E’ uscito l’album, “Vortice”. Un disco nato in maniera abbastanza semplice o complicata?
Pensa al fatto di organizzare una cena per gli amici… se ne hai voglia non è complica-to: scegli gli ingredienti, vai a fare la spesa e cucini con la voglia di fare qualche cosa di gustoso… ecco, per noi è stato un po’ così. Ricky Rinaldi e Ninfa hanno organizzato una grande cena dove ognuno ha contribuito con la propria ricetta, con il proprio suono e la propria creatività.

C’é un legame tra le varie canzoni che lo compongono?
Il legame è quello tra le persone che lo hanno concepito e suonato. Tutti noi già ci conoscevamo e stimavamo in ambito musicale (ma anche personale), ed è per que-sto che le cose sono venute naturalmente con grande spirito di collaborazione.

SILVIA_DONATI_1_PH_MIRKO_SILVESTRINI


foto di Mirko Silvestrini

Quando si compongono delle nuove canzoni, si sente una sorta di responsabilità anche nei confronti degli ascoltatori che avranno poi modo di prendere in esame il disco ultimato?
Non parlerei di responsabilità… La canzone nasce da sé, libera di essere quello che è. Il fatto che piaccia o non piaccia appartiene al grande mistero dell’umanità… la can-zone nasce e prende forma, è lei, è una canzone… estremizzando la metafora è co-me se fosse una persona con la sua personalità. Quindi non c’è responsabilità: io of-fro il mio prodotto, se ti piace lo ascolti, se non ti piace ascolti qualcos’altro. Massima libertà.

Capita di non essere soddisfatti di qualche canzone? Magari l’avresti realizzata con un “vestito” diverso…
Si, capita. Però, alla fine, personalmente ho una sorta di accettazione… se è venuta fuori così, vuol dire che doveva venir fuori così in quel momento. Niente vieta di ri-considerarla negli anni futuri. Come dicevo, vedo un po’ le canzoni come personcine con un proprio carattere che però possono sempre cambiare, se trasportate in un ambiente diverso, per esempio un arrangiamento con un altro respiro, altri stru-menti…ecc.

In studio ci sono stati dei tempi di lavoro molto serrati? C’era una tabella di mar-cia da seguire in maniera precisa?
No, nessuna tabella di marcia. Questo disco ha una storia un po’ strana che sarebbe troppo lungo narrare ora, ma in quanto tabelle di marcia niente, si dovevano solo incastrare gli impegni di ognuno con l’altro per registrare. Naturalmente prima c’è stato un lavoro di preparazione: i brani, i testi, gli arrangiamenti… e a questo propo-sito ringrazio moltissimo Massimo Greco che ha curato gran parte delle orchestra-zioni di fiati e archi.

Chi sono stati i tuoi maestri?
Cento, mille maestri… tutti ti possono insegnare qualcosa, anche se piccola. Ah, dav-vero, appena penso ad un nome me ne vengono altri dieci e tutti portano ad altri dieci… Ci sono state le mie insegnanti di canto, i workshop, le jam session, i concerti, le prove…. sono sempre a scuola!! Però una delle esperienze più belle in assoluto sono stati i workshop di Barry Harris, jazz, molto jazz… Charlie Parker dalla mattina alla sera… tornavi a casa carica di buona energia, il respiro dello swing e tanta musi-ca nelle orecchie e nel cuore.

La professionalità quanto conta nel tuo mestiere?
Professionalità è un concetto molto ampio… per me è cercare di fare al meglio quello che amo fare, cioè cantare… e poi sforzarmi, capire, imparare, cercare di fare in modo che tutto vada bene… poi comunque arrivare in orario al sound check è sem-pre apprezzato.

Oggi è molto faticoso riuscire a portare avanti le proprie idee artistiche in modo indipendente?
In realtà mi sembra sempre abbastanza uguale a ieri. C’è un’ alchimia di fattori più o meno casuali che concorre a far sì che un progetto venga più o meno conosciuto… Facendo comunque parte di una nicchia (anche se molto ben nutrita), mi adopero innanzitutto per portare avanti i miei sogni, la musica che amo, assieme alla gente con cui mi piace farla. A volte capita che qualcuno se ne accorga, e in questo caso Umberto Damiani di IRMA Records ci ha dato l’occasione di fare uscire questo lavo-ro, che ha comunque avuto un percorso ad ostacoli non indifferente.

Chi fa musica, riesce a far quadrare i conti o tutto è piuttosto instabile e precario?
La seconda che hai detto. Ma d’altra parte credo che per almeno il 70% delle perso-ne su questo pianeta sia così, che si faccia musica o altro…

In questi ultimi anni, il mondo della musica ha subito dei veri e propri terremoti… Cambiamenti anche piuttosto drastici, dovuti anche alle nuove tecnologie… Come vedi tutto questo?
Lo vedo come la naturale evoluzione della specie, purtroppo. Mi sembra che si stia sempre di più perdendo il contatto con la musica suonata, nel senso che la facilità che c’è ora di assemblare loop o altro per creare una base che si può definire musi-cale, porta a non approfondire lo studio di uno strumento, anzi, neanche ad affron-tarlo il più delle volte. La tecnologia può aiutare a risparmiare tempo in studio ( fai una stonatura e puoi correggere solo quella invece che ricantare tutto, ad esempio), o a creare effetti e “suonarli”, ma non si dovrebbe sostituire totalmente al musicista che veramente SUONA. Non ha senso per me….pensa che se potessi tornare indietro nel tempo sarei nel ’69 a Woodstock ad ascoltare Richie Havens che suona e canta battendo il piede con la ciabatta!

C’è una canzone che è la tua ideale colonna sonora?
Non ce la faccio, ne ho pensata una e me ne sono venute in mente altre cento istan-taneamente… allora ti dico che l’album che ascolto quando devo tirarmi su di mora-le è quello di Duke Ellington e John Coltrane: quando hanno investito il mio gatto ho dovuto sentirlo tre volte di seguito.

Quanto tempo dedichi al perfezionamento artistico ed allo studio?
Sempre meno di quello che sarebbe bene fare. Però devo dirti che considero perfe-zionamento e studio anche assistere ad un concerto o uno spettacolo teatrale, fare una gita in barca o, che so, giocare con un bambino… nel senso che oltre a lavorare sulla tecnica bisogna lavorare molto sulla propria persona per poter esprimere al meglio la propria personalità, musicale e umana. Ampliando il concetto di Hermeto Pascoal mi viene da dire che tutto è musica, tutti i suoni del traffico o della campa-gna, ma anche il suono delle emozioni, che tutta la tecnica del mondo non riuscirà ad eguagliare.

Sei soddisfatta del risultato finale ottenuto con “Vortice”?
Sì, certo. Ha avuto un lungo percorso, ma rispecchia un momento di collaborazione tra amici che già si apprezzavano per aver condiviso palchi o altri progetti. Rispec-chia un momento, l’intenzione di “cucinare” qualcosa di leggero e gustoso, come di-cevo all’inizio… Doveroso ricordare il grande contributo di Giancarlo Bianchetti alle chitarre, Roberto “Red” Rossi alla batteria e percussioni e Cristian Lisi al basso oltre alla partecipazione di Maurizio Piancastelli alla tromba e l’arrangiamento di Fale cla-ro, Alessandro Meroli al flauto e sax baritono, Massimo zanotti al trombone e special guests in “Sim ou não” Nelson Machado alla voce e Barbara Giorgi e Monica Dardi ai cori.

Per ulteriori info:
Facebook: www.facebook.com/silvia.donati.3939
Facebook: www.facebook.com/irmarecordsit
Instagram: www.instagram.com/irmarecordsit/
Sito ufficiale Irma Records: www.irmagroup.com/
 
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