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GIORNATA DELL'AMBIENTE, ENPA: TERRA E MARE "SOTTO ATTACCO"

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view post Posted on 5/6/2014, 14:14
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GIORNATA DELL'AMBIENTE, ENPA: TERRA E MARE "SOTTO ATTACCO". LA DIFESA DELL'AMBIENTE DEVE COMINCIARE DALLA NOSTRA TAVOLA CON LE DIETE VEG

Roma, 5 giugno 2014 – La distruzione degli habitat naturali è un fenomeno sempre più preoccupante che mette in pericolo la sopravvivenza di milioni di animali e dell'uomo stesso. Tra i responsabili di questo la deforestazione, gli allevamenti, la cementificazione; al punto che, se il tasso di sfruttamento dei suoli dovesse procedere a questo ritmo, i nostri figli rischiano di essere letteralmente soffocati dal cemento. Lo denuncia l'Enpa in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente.
Il taglio delle foreste, inoltre, distrugge la biodiversità, toglie ossigeno, favorisce i fenomeni di desertificazione, aumenta l'emissione di gas prodotti dagli animali allevati in modo intensivo e ne sacrifica la vita a vantaggio di pochi, con un prezzo pagato invece da molti. Dagli uomini, dagli animali e dalla natura tutta. Come nel caso della foresta amazzonica, strappata al suo naturale splendore selvaggio, e ormai devastata dalla mano dell'uomo che taglia gli alberi e massacra centinaia di specie animali e vegetali per far diventare quei terreni pascoli per armenti destinati alla produzione di hamburger per Paesi già ipercolesterolici, o comunque campi per produrre foraggi per gli allevamenti. E infatti, l'88% dei terreni disboscati dell'Amazzonia è stato destinato al pascolo, così come il 70% in Panama e Costa Rica, distruggendo il più importante polmone del mondo. E con un drammatico sperpero di risorse: secondo dati FAO, occorrono dai 1.000 a 2.000 litri d'acqua per produrre un chilo di grano, mentre ne servono da 13mila ai 15mila litri - cui si aggiungono oltre 16 chili di foraggio - per ottenere la stessa quantità di proteine animali.
Gli allevamenti, inoltre, sono responsabili non soltanto della deforestazione ma anche dell'inquinamento. Infatti, le deiezioni totali prodotte dagli allevamenti avicoli ogni anno sono pari a 50 miliardi di tonnellate, 1000 miliardi quelle dei bovini e 550 milioni di tonnellate quelle prodotte dagli altri animali. Gli escrementi prodotti solo negli Usa sono pari a 500 milioni di chili al secondo. Per un totale di oltre 1500 miliardi di tonnellate annue. Inoltre gli animali allevati sono sottoposti a massicce dosi di antibiotici: solo in Europa ogni giorno se ne consumano 5000 chili.
Se la terra è malata, i mari non sono certo in salute. Anche qui sono sotto accusa gli allevamenti, che, con i reflui da essi prodotti e poi sversati nei fiumi finiscono per minacciare anche la biodiversità marina, già messa a dura prova dalla pesca intensiva. Tra l'altro l'agricoltura e gli allevamenti che prevedono l' uso di fertilizzanti chimici, erbicidi e di altre sostanze, favoriscono la proliferazione eccessiva delle alghe e delle piante acquatiche causando il fenomeno dell'eutrofizzazione. Al riguardo, si stima che ogni anno solo il fiume Po riversi in mare 27milioni di tonnellate di sostanze tossiche, tra arsenico (244 tonn. annue), mercurio (65 tonn.), piombo (485 tonn. annue), tensioattivi (3.000 tonn.), idrocarburi (64.000 tonn.) ed altri composti organici (500.000 tonn).
L'altro grande nemico del mare è la plastica, un derivato del petrolio che presenta diverse forme molecolari ed è utilizzata per realizzare una infinita quantità di prodotti. L'UNEP (United Nations Enviroment Program) ha stimato che ogni anno circa 6.4 milioni di tonnellate di spazzatura finiscono in mare: la plastiche rappresentano una quota compresa tra il 60% e l'80% del totale. Sempre secondo l'UNEP per ogni metro quadro ci sono in mare tra i 13.000 e i 18.000 pezzi di plastica. La plastica crea danni gravissimi sia in modo diretto - gli animali la scambiano per cibo (l'ingestione causa soffocamento, blocchi intestinali e lesioni all'apparato digerente) - che indiretto per intrappolamento nelle fibre e filamenti di lenze e di reti abbandonate. Si calcola che ogni anno questo materiale "killer" causi la morte di circa 2 milioni di uccelli marini e di circa 100.000 mammiferi marini tra cetacei, pinnipedi (foche, otarie e trichechi) e sirenidi (lamantini e dugonghi).
Ma la più grande minaccia è rappresentata dal petrolio. Secondo la Us Enviromental Agency ogni anno finiscono in mare 2.672.210.000 litri di petrolio. Il 60% del commercio mondiale del petrolio e dei suoi derivati passa per il Mar Mediterraneo che però rappresenta solo lo 0,8% delle acque del Pianeta. Ciò significa che sulle coste del "Mare Nostrum" si concentra il 27% di tutta l'attività di raffinazione mondiale mentre le petroliere, con i loro 3000 viaggi l'anno, trasportano circa 400 milioni di tonnellate di greggio.
I disastri, verificatisi non soltanto in Italia, dimostrano che non esiste una politica sinergica tra i Paesi del Mediterraneo, finalizzata a prendere tutte le precauzioni possibili per evitare incidenti che causano irreparabili danni all'ambiente marino. Secondo il REMPEC (Regional Marine Pollution Emergency Response Center for the Mediterranean Sea) solo nel Mediterraneo tra il 1990 e il 1999 ci sono stati 250 incidenti (per altri 21 non è stato fornito alcun riscontro) e sono finiti in mare 22.150 tonnellate di petrolio.
Il greggio non crea danni solo al mare. Infatti, le sue particelle volatili possono viaggiare anche per molti chilometri depositandosi sul terreno ed entrando nella biomassa; quindi nella catena alimentare della terraferma.
«Per questo - commenta l'Ente Nazionale Protezione Animali - se davvero vogliamo avere un futuro, ed assicurarlo anche ai nostri figli, è giunto il momento di adottare comportamenti realmente sostenibili. A cominciare dalla nostra tavola: l'ambiente si difende anzitutto nel piatto dicendo no al consumo di carne, che, oltre a causare morte e sofferenza per milioni di animali, è responsabile di una parte significativa dell'inquinamento che sta uccidendo il pianeta.»

www.enpa.org
 
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