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Intervista con il cantante Gianfranco Caliendo

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view post Posted on 18/4/2013, 07:54
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Intervista con il cantante Gianfranco Caliendo

Di Andrea Turetta

E’ uscito recentemente “Memorie di un Pazzo”, il nuovo lavoro discografico che vede impegnato Gianfranco Caliendo, autore, chitarrista e voce storica della band anni ’70 il Giardino dei Semplici, nella quale ha militato fino a Febbraio 2012. Ormai affermato produttore discografico, editore e prestigioso “vocal coach”, Gianfranco ritorna sul mercato per accontentare i suoi vecchi e nuovi fans, e allo stesso tempo per intraprendere un percorso artistico diverso da quello che lo ha portato fino a qui, più moderno e raffinato. Ecco l’intervista che ci ha gentilmente concesso per l’occasione…

La lunga strada percorsa con il Giardino dei Semplici è ben rappresentata nel tuo album “Memorie di un Pazzo”. E’ stata complicata la scelta dei brani da riproporre nel tuo disco?
Assolutamente si... avrei avuto voglia di ricantare e rivisitare quasi tutti i brani del repertorio vissuto e composto col Giardino per riassaporarne il gusto e per riproporli a… modo mio.

Tra l’altro, i brani sono proposti in una nuova veste e dimostrano ancora la loro attualità…
Appunto… mi sto rendendo conto che molti giovani che li ascoltano si stupiscono quando scoprono che alcune di queste canzoni hanno oltre 30 anni.

Qual è stata la molla che ti ha spinto a lavorare a questo nuovo album?
Di “molle” ne ho tante, ma il desiderio più grande era quello più semplice… e cioè il tornare a fare musica, perché col gruppo era ormai dal 2005 che, per vari motivi, non si incideva più niente. Oggi ho ritrovato l’entusiasmo e la libertà di non dover pensare né al mercato e né a nessun altro e mi lascio guidare dalla mia sensibilità e dalle mie emozioni, in cui ancora credo.

Oggi, per lavorare e credere nel mondo della musica, ci vuole davvero un pizzico di pazzia, o meglio, di amore per l’arte?
Come ha scritto la cantautrice Flora Contento nel testo di “Memorie di un pazzo”… è divertente guardare le persone che “non sono pazze” e godere della propria ossessione… nel senso che è facile dire “quello è pazzo”… senza mai ricorrere all’autocritica. Ma la pazzia artistica è anche coraggio, creatività ed espressione dei propri pensieri… e allora sono davvero orgoglioso di sentirmi pazzo!

Grande successo ha avuto il tuo concerto di presentazione del nuovo album. Possiamo dire che la forza della musica può conquistare più generazioni?
Non ho mai avuto dubbi sulla forza della musica. Più che mai di questi tempi vedo i giovani attratti dalla musica degli anni passati… perché, a parte i soliti exploit di solisti o band che scatenano entusiasmo tra le ragazzine per la loro immagine… in realtà non mi pare che nel mondo stiano nascendo grandi genialità musicali. Allora è chiaro che i ragazzi ascoltano gli anni 70… in cui c’era ricerca, talento e… pazzia. Inoltre voglio dirti che ho messo su una band giovane, con musicisti eccezionali come Davide Ferrante, Stefano Romano e Peppe Mazzillo ai quali trasmetto un po’ della mia esperienza ma mi “nutro” della loro energia e bravura tecnica.

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Da segnalare, la presenza di due brani inediti. Sono stati composti recentemente o stavano in lavorazione già da un po’?
Sono brani recentissimi. Ti ho già parlato di quello che da’ il titolo al CD… ed è scaturito dalla penna di Flora che sentendomi usare il termine “pazzo” … un giorno venne da me con degli appunti che mi diedero i brividi solo a leggerli… e mi venne un grosso entusiasmo nel vestirli con la mia musica… immaginando già tutto, il titolo, l’arrangiamento e persino il videoclip. “I’ quanno vego a te”, è invece una canzone nata in una sera d’inverno e la sento molto vicina al mio mondo e alle mie radici. L’ho scritta di getto e con le lacrime agli occhi… Parla di amore, in dialetto, con la dolcezza e la carnalità che solo con la napoletanità riesco ad esprimere al meglio. Chiude l’album.

Tra le prime persone a credere al vostro gruppo credo ci sia stata Giancarlo Bigazzi. Hai un ricordo legato a lui ed alla sua figura?
Ho tanti ricordi legati a Giancarlo Bigazzi. A lui e a Totò Savio devo tantissimo, mi hanno insegnato ad essere un vero professionista, ad usare al meglio il mio potenziale e mi hanno insegnato che la musica e le parole te le devi sentire addosso, sulla pelle, devono emozionarti, commuoverti o farti gridare, rilassarti o darti energia. Nel fare questo disco ho pensato tanto a loro due. Ci sono alcune delle loro canzoni che canto da tanti anni e non ho mai perso la voglia di interpretarle.

A volte, tra artisti c’era un po’ di competizione… Tu hai scelto di inserire nel tuo album, “'A Canzuncella” portata al successo dagli Alunni del Sole. Segno di un profondo rispetto e del fatto che se c’era un po’ di competizione era vista in maniera sportiva e sana…
Ho grande ammirazione per i fratelli Morelli. Paolo è un autore geniale ed istintivo e ha davvero scritto delle grandi pagine della storia della musica pop italiana. Ma, in realtà, l’idea di cimentarmi nell’interpretazione di questo brano è nata perché per circa 30 anni, una gran parte del nostro pubblico, facendo evidente confusione tra Il Giardino dei Semplici e Gli Alunni del Sole, ci incitava ad interpretarlo convinti che fosse un nostro successo. Forse venivano ingannati dal dialetto napoletano. Così mi sono convinto a provarci, rispettandone il sapore malinconico e la melodia bellissima, fluida e carezzevole.

Da un po’ di anni a questa parte, ti sei affermato come produttore discografico. Trovi ci siano molti giovani di talento che meriterebbero la giusta attenzione?
Assolutamente si, molti di più di quanto si possa pensare. Personalmente conosco tanti talenti vocali e personaggi che potrebbero ben figurare nel mondo attuale della discografia. Trovo un po’ di carenza invece nella nascita di autori geniali e creativi. Negli ultimi 10 anni e più… sono davvero pochi gli autori che scrivono canzoni originali, con un buon linguaggio musicale e letterario, con coraggio e modernità. Posso citare Tiziano Ferro, Simone Cristicchi, Povia… ma già faccio fatica a trovare un quarto nome.

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Cosa ricordi delle tue prime esperienze musicali?
Provenendo da una famiglia di musicisti, con un nonno mandolinista, un padre polistrumentista e mio zio Eduardo noto chitarrista e insegnante al Conservatorio di Avellino, mi sono praticamente trovato a soli 8 anni con una chitarra in braccio (una Calace del ‘58 costruita “su misura”) ed ho quindi avuto la fortuna di respirare subito aria di… musica. Poi i primi gruppi, di vario tipo e di vario genere, dove ci si impegnava a suonare anche per 7 ore di seguito nei night club cittadini.
Una grande palestra… faticosa ma credo che mi abbia formato tanto musicalmente.

Una cosa si può forse dire di questi anni… L’immagine, il look, tendono a predominare sulla sostanza…
Beh… mi piacerebbe mentire e dire che il look non ha alcuna importanza per il mercato musicale… ma effettivamente oggi gran parte della comunicazione è visiva, attraverso dei grandi canali di diffusione come Youtube ed emittenti televisive come MTV… e allora l’immagine diventa protagonista ed aiuta ad imprimere nella mente i prodotti musicali. Io nel mio piccolo, nel girare i miei videoclip ho cercato di essere “sincero” e di far arrivare una proposta diretta, con immagini che riescono a coinvolgere e persino ad emozionare.

Poesia e musica, hanno dei punti d’incontro?
Sono strettamente intrecciate tra loro. Dal mio punto di vista in una creazione melodica c’è sempre un pizzico di poesia… e nelle parole c’è assolutamente un suono, una musica che le accompagna. La perfetta simbiosi di musica e parole generano la nascita di capolavori e di canzoni immortali.

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Quanto sono importanti le esperienze dirette e quanto la fantasia quando ci si appresta a far nascere una canzone?
Anche quando si compone per “mestiere”… credo che ci si metta sempre dentro il proprio stato d’animo, le proprie esperienze e il proprio vissuto… ma è importante saper guardare il mondo anche con gli occhi altrui, compenetrandosi e vivendo altre situazioni.

Quali sono gli artisti in campo internazionale che senti più vicini al tuo mondo musicale?
Citarli tutti credo siano troppi… ma sono quelli con cui sono cresciuto, che hanno lasciato dentro di me emozioni e messaggi musicali molto importanti. Peccato non aver mai imparato l’inglese… e non aver mai goduto delle sensazioni che può dare un testo di una bella canzone.
Essendo uno studioso delle vocalità… dico dei nomi: Stevie Wonder, Brian McKnight, Take Six, Aretha Franklin… e come chitarristi Al Di Meola, Jimmy Page, Brian May, Alirio Diaz…

Dedichi tante ore allo studio ed al perfezionamento artistico?
Avendo intrapreso molto presto la carriera professionistica… ho interrotto gli studi, nel senso classico della parola. Il successo ti allontana un po’ dal desiderio di tecnica. Però ad un certo punto della mia vita ho sentito il bisogno di approfondire il mestiere che facevo ed ho ripreso a studiare, e guarda caso proprio in un periodo di “flessione” di impegni discografici. Però il percorso che ho avuto la fortuna di fare mi ha fatto avere al mio fianco dei grandi musicisti e dei grandi autori da cui ho potuto “rubare” tanti “trucchi del mestiere”, e credo che quello sia il miglior Conservatorio da frequentare. Oggi spesso e volentieri mi aggiorno sulle nuove tecniche vocali e faccio anche tanta sperimentazione nell’ambito dell’uso della voce. Al mio libro “Voci di dentro” del 2005, penso già di aggiungerne un secondo volume per diffondere le mie nuove esperienze sulla vocalità.

Raggiungere un proprio stile ed identità, quanto è importante per un artista?
Ai miei allievi dico sempre che l’originalità e lo stile sono tra le cose più importanti per emergere dalla mischia ma devono essere cercate con assoluta sincerità… e con la conoscenza del proprio potenziale artistico. Alcune caratteristiche, come: grinta, espressività e groove o le porti dentro di te o non le possiedi. Un‘insegnante può solo aiutarti a tirarle fuori.

L’aspetto “live” del tuo lavoro, quanto ti piace?
Con il Giardino dei Semplici ho fatto almeno 2000 concerti in giro per l’Italia e devo dire che sul palco non ho mai portato dietro eventuali malumori e problemi personali. Quando si accendono le luci scompare tutto dalla mente e hai solo bisogno di comunicare la tua musica. Anche le canzoni che hai cantato per 38 anni è come se le cantassi per la prima volta… e nella mia nuova avventura musicale da solista questa sensazione si è accentuata. Mi sono emozionato ad ognuna delle “tappe” della mia vita che riproponevo.

Per chiudere, come vedi l’utilizzo della tecnologia nelle canzoni?
Io volevo starne lontano… e mi vantavo di non essere “schiavo” della tecnologia, e di fare musica solo con le mani, con la testa e con il cuore… Invece ti confesso che l’approccio con la tecnologia mi ha aperto tante altre strade e ha addirittura stimolato la mia creatività. Le macchine e la tecnologia sono controindicate solo nel caso in cui vuoi usufruirne per tirare fuori un talento che non possiedi. Quello è praticamente impossibile.

Siti Ufficiali:

www.caliendo.it
www.gianfrancocaliendo.it

www.polarys.it

Edited by AndreaTuretta - 9/6/2021, 18:24
 
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view post Posted on 9/6/2021, 13:48
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Intervista preziosa e significativa, che espone il pensiero di un vero protagonista della scena musicale degli anni '70 e '80.



Gianfranco Caliendo è stato frontman, cantante principale, chitarrista e autore de Il Giardino dei Semplici dal 1974 al 2012, in seguito artista solista. Interprete di successi quali: "M'innamorai"; "Tu, ca nun chiagne"; "Miele"; "Vai"; "Concerto in La Minore"; "Tu, tu, tu"; "Carnevale da buttare"; "...E amiamoci".
4 milioni di copie vendute, 14 albums, 1 Sanremo e 3 Festivalbar.
La sua carriera solista comincia nel 2012, e finora vanta due albums (un terzo in arrivo con la Miele Band).
L'autobiografia di Gianfranco, Memorie di un Capellone - Luci ed ombre di un successo anni 70 (IacobelliEditore), è di prossima uscita, e racconterà i suoi 50 anni di carriera.

Gianfranco è anche l'autore del classico sanremese Turuturu (Festival di Sanremo 2001), il quale ha venduto 1 milione e 200.000 copie nel mondo, in varie versioni.

Ecco una carrellata dei suoi videoclips ufficiali & live, che aggiornerò man mano.


2012:


2013:


VIDEOCLIP ufficiale del 2015. Un brano di aperta "denuncia" contro le illusioni che i talent shows, spesso, generano nei giovani. Cantato in napoletano e italiano, ed impreziosito dal featuring del rapper Ciccio Merolla.
 
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