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"Carlo Mollino Architetto" all'Archivio di Stato di Torino

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view post Posted on 5/10/2006, 16:04
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Costruire le modernità
Franco Albini, Ignazio Gardella, Carlo Mollino



L’iniziativa Costruire le modernità: Franco Albini, Ignazio Gardella e Carlo Mollino presenta l’opera di tre grandi protagonisti della creatività italiana del Novecento che, pur in modi diversi, sono stati sempre letti per una loro presunta diversità rispetto ai canoni, molto incerti per lo meno in Italia, di una modernità razionalista. Questi tre architetti, in realtà, hanno vissuto la professione come mestiere, talvolta – com’è nel caso di Gardella e Mollino – legato a genealogie familiari di ingegneri. La costruzione e il cantiere sono luoghi essenziali dell’identità di un’architettura che si realizza soprattutto facendo. Ma Albini, Gardella e Mollino sono anche tre architetti che hanno saputo interpretare temi nuovi della società italiana del Novecento: la seconda casa, in montagna
o al mare, la trasformazione dell’idea di museo, la società dei consumi con i suoi nuovi totem. Tre architetti formati in culture regionali, che hanno saputo tuttavia interpretare e non subire i modelli internazionali, che il secolo ha loro proposto. Tre architetti le cui vicende consentono di avviare una riscrittura della storia dell’architettura del Novecento, che attenta finalmente anche alla distribuzione, alle tecniche costruttive, ai materiali, ai dialoghi a volte conflittuali con le altre professioni: elementi, questi, che contribuiscono a costruire il panorama, ricco e differenziato, dell’architettura italiana del secolo breve.

Franco Albini (Robbiate, Lecco 1905 – Milano 1977), Ignazio Gardella (Milano 1905-1997), Carlo Mollino (Torino 1905-1973) appartengono alla prima generazione di quegli architetti italiani che hanno saputo interpretare i più avanzati principi della modernità europea alla luce della tradizione
storica nazionale. La ragione per proporre, oggi, una riflessione su questi architetti non è da ricercare solo nell’occasione celebrativa del centenario della loro nascita, ma è soprattutto da individuare nella necessità di interrogarsi su un “altro” e comune modo di sentire il rapporto tra le ansie di rinnovamento della modernità italiana e il problema della permanenza delle proprie radici culturali, in un periodo storico cruciale per la storia d’Italia che attraversa il fascismo, la guerra e la ricostruzione.

L’iniziativa è il risultato di un progetto che riunisce tre grandi mostre, organizzate in tre differenti città: Franco Albini Architetto (alla Triennale di Milano, dal 28 settembre al 26 dicembre 2006); Ignazio Gardella Architetto (Palazzo Ducale di Genova, dal 24 novembre al 30 gennaio 2007); Carlo Mollino Architetto (Archivio di Stato di Torino, dal 12 ottobre 2006 al 7 gennaio 2007).

Le mostre, curate da comitati scientifici composti da studiosi italiani e stranieri e coordinate in modo da formare un unico evento, approfondiranno il contributo delle poetiche architettoniche dei singoli protagonisti anche attraverso l’intreccio con i percorsi e gli esiti delle rispettive ricerche all’interno del panorama culturale italiano e internazionale. Attraverso le biografie intellettuali e professionali di tre maestri si tenterà di comprendere i caratteri delle rispettive culture architettoniche, ma anche dei rispettivi ambiti professionali, con l’obiettivo di ricostruire alcuni tasselli fondamentali della cultura del Novecento.

Il progetto scientifico dell’iniziativa Costruire le modernità: Franco Albini, Ignazio Gardella e Carlo Mollino è il risultato di una collaborazione, la prima in questo campo, tra diverse istituzioni: Darc, Triennale di Milano, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Genova.

Nelle rispettive sedi, le singole mostre avvieranno una serie di eventi e iniziative per discutere e approfondire i più importanti intrecci tematici che hanno visto coinvolti i tre architetti, quali ad esempio il lavoro nel campo dell’allestimento d’interni e del design, l’architettura alpina, la costruzione della città, l’insegnamento.


Carlo Mollino Architetto
Costruire le modernità


Dopo le mostre di Torino e Parigi del 1989 dedicate a Carlo Mollino designer e fotografo, e quelle di Basilea e Vienna del 1991, nata dallo studio di alcune opere dell’autore della Casa del Sole di Cervinia e della Slittovia Lago Nero di Sauze d’Oulx, la Fondazione Palazzo Bricherasio presenta ad ottobre, presso l’Archivio di Stato di Torino, la mostra Carlo Mollino architetto, organizzata in collaborazione con la I Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.

Il comitato scientifico della mostra riunisce gli studiosi di uno dei progettisti più difficilmente inquadrabili nel panorama storiografico dell’architettura contemporanea italiana. Le ricerche condotte dal Politecnico e dall’Università degli Studi di Torino, dall’Accademia di Architettura di Mendrisio (Università della Svizzera Italiana), dalla Facoltà di Architettura di Napoli “Federico II” e dal Politecnico di Milano colgono l’occasione del centenario della nascita di Carlo Mollino per confrontare con disegni e documenti d’archivio la lettura data finora della sua opera.
Saranno ripercorsi quaranta anni della sua professione di architetto, dal 1933 al 1973: dalla costruzione della Sede della Federazione agricoltori di Cuneo, all’inaugurazione del Teatro Regio di Torino.

Uno dei principali obiettivi della mostra è mettere in rilievo la dimensione progettuale che Mollino negli anni si costruisce attraverso non soltanto la pratica e la cultura ancora ottocentesca appresa nello studio d’ingegneria del padre Eugenio, ma anche il rapporto con le arti figurative, misurato anche sugli spazi degli ambienti dove l’architetto ha lavorato.
L’influenza dei committenti privati e poi pubblici, la rilevanza delle collaborazioni professionali, dai progetti per la Società Ippica Torinese (1937-40) a quelli per la Camera di Commercio (1964-72), hanno determinato la più importante messa in scena dei modi di essere d’una città industriale e riflettono la natura straordinaria non solo di questo architetto ma di una professione, che tra gli anni trenta e l’avvio della società dei consumi rimane ancora radicata al suo territorio. Questo aspetto
valorizza anche gli immaginari di Mollino, che traspaiono nei disegni di abitazioni, sanatori, quartieri, edifici industriali, teatri, sale da ballo o «ambientazioni» d’interni. Anche i progetti di residenze economiche per Aosta, Pisa o Torino, il loro inserimento nel contesto della città esistente,
così come i meccanismi distributivi e i metodi costruttivi si possono leggere oggi in rapporto alle sue architetture più note.

Mollino, definito dai quotidiani del 1945 come uno degli architetti italiani più internazionali, negli anni cinquanta vive al margine della ricostruzione della sua città, prefigurando tuttavia un possibile sviluppo della Val di Susa, di Breuil-Cervinia e Valtournanche con architetture montane che
presto diventano icone della modernità.

Così, negli anni sessanta, Mollino paga il prezzo delle contraddizioni che modi differenti di interpretare la tecnica producono nella contemporaneità con la distruzione della sua architettura più riuscita – la sede della Società Ippica - e con l’esclusione di uno dei suoi progetti più sorprendenti dal concorso per il Palazzo del Lavoro di Italia ’61.

Architetto appartenente a un’élite sociale ancora poco nota della Torino industriale, Carlo Mollino con i suoi disegni, la sua biblioteca e i suoi collaboratori,riflette i risvolti d’una storia letta solo attraverso le architetture, che lui stesso ha definito mezzi fisici per comunicare le trasformazioni
delle abitudini del vivere in una società, quasi cinematografica.


Alenia Aeronautica (Gruppo FINMECCANICA), un leader mondiale del settore aeronautico con importanti sedi produttive e di progettazione avanzata nel capoluogo piemontese, è sponsor della mostra Carlo Mollino architetto. Costruire le modernità in cui sarà esposto un modello in scala 1:4 di un nuovo dimostratore di velivolo autonomo (non pilotato) da sorveglianza, in fase di studio a Torino dall’azienda di Finmeccanica e ispirato alle linee progettuali di un disegno di Mollino per un bimotore da 4-5 posti, il cui nome, Molynx (nome composto da ‘mole’, talpa in lingua inglese, ma anche un riferimento alla Mole Antonelliana, e ‘lynx’, lince), contiene anche una esplicita dedica al grande architetto-designer (e appassionato aviatore acrobatico) torinese.

Scheda di allestimento
L’Archivio di Stato di Torino offre le sue magnifiche sale, integre nell’architettura e negli arredi, all’allestimento della mostra dedicata a Carlo Mollino. Gli ambienti, disegnati dal regio architetto Filippo Juvarra come spazi voltati contenenti imponenti armadiature, costituiscono un ambiente ideale per mostrare l’opera di un professionista che ha tratto dalla conoscenza della realtà e della storia di Torino e del Piemonte le ragioni e l’ispirazione del proprio fare. Quasi gli armadi avessero aperto le proprie ante e le cassettiere si fossero dischiuse, disegni, progetti e modelli degli interventi molliniani trovano collocazione su grandi tavoli posti al centro degli spazi. È come se una serie d’ideali stanze dello studio dell’architetto si ricostituissero al cospetto delle severe linee dello Juvarra per mostrare ciascun progetto nella dimensione del profondo lavoro da cui veniva sempre accompagnato. Salendo dal piano terra la sequenza espositiva individua gli interventi ordinati tipologicamente e cronologicamente avendo cura di delineare l’ambiente culturale, sociale e tecnico in cui si sono formati. Non casualmente le sale si aprono sull’architettura del Teatro Regio la cui vista è suggerita come compimento visivo dell’esposizione. Il viaggio nel mondo del progetto di Carlo Mollino si conclude con la ricostruzione della biblioteca che offre i testi cari all’architetto alla lettura del pubblico.


Sede Archivio di Stato
Piazzetta Mollino, Torino

Date dal 13 ottobre 2006 al 7 gennaio 2007
Conferenza stampa 12 ottobre, ore 11.30
Inaugurazione 12 ottobre, ore 18.30

Orari da martedì a domenica 10 - 19
chiusura: lunedì
Prezzi intero: 7,00 euro
gruppi e convenzioni: 6,00 euro
ridotto: 5,00 euro
bambini (6 – 14 anni): 3,50 euro

Curatela Carlo Olmo
Sergio Pace
Michela Comba

Organizzazione Fondazione Palazzo Bricherasio
Ufficio stampa Fondazione Palazzo Bricherasio, Torino
Electa, Milano

Catalogo Electa, Milano

Carlo Mollino Architetto
Costruire le modernità

PERCORSO ESPOSITIVO


SALA 1
Sede della Federazione Agricoltori (Cuneo, 1933-34)
a cura di Fabio Mangone, con la collaborazione
di Laura Milan

La sala è dedicata a una lettura e all’esposizione del periodo, ancora poco indagato dalla critica, della formazione dell’architetto torinese, costruita attorno al progetto più significativo di questi anni, la nuova sede della Federazione degli Agricoltori di Cuneo progettata fra il 1933 e il 1934, raccontato grazie ai disegni originali e a un video virtuale tridimensionale.
Il percorso parte dalle prime esercitazioni universitarie, passa attraverso il progetto della tesi di laurea, e attraversa i primi anni di attività professionale di Mollino, trascorsi in coabitazione con il padre, ingegnere Eugenio, all’interno dello studio di famiglia, tra i maggiori della città. Tra la fine degli anni venti e la metà degli anni trenta, è rintracciabile
una serie di progetti poco noti o del tutto sconosciuti che vedono (talvolta presumibilmente, talvolta una maggiore sicurezza) Carlo attivo come progettista o come collaboratore, ufficiale od occulto, dello studio paterno, oltre che per conto proprio: tra questi in particolare la Casa del Fascio di Voghera, l’interessante casa Calliano a Torino e il progetto per la chiesa a Passignano sul Trasimeno.

SALA 2
La Società Ippica Torinese (Torino, 1936-1941)
a cura di Michela Comba

Il percorso si sviluppa attorno al grande modello in legno di castagno dell’edificio progettato da Carlo Mollino con il conte ingegnere Vittorio Baudi di Selve, sede della Società Ippica Torinese, demolita nel 1960 per lasciar spazio a un albergo di dieci piani, poi non realizzato. I disegni di Mollino, accompagnati dai documenti concessi dall’Archivio Edilizio della Città di Torino, illustreranno le fasi e le obiezioni che hanno portato alla definizione delle tre parti di cui era composta l’Ippica. Da una parte le viste fotografiche, che di quella architettura lo stesso Carlo Mollino scatterà – visibili nella mostra per la prima volta – e, dall’altra, i documenti dell’archivio municipale che hanno consentito di ricostruire la vicenda urbana del lotto fanno riflettere sulla singolarità di quest’opera e sulle ragioni che ne fanno quasi un unicum nella storia dell’architettura italiana contemporanea.





SALA 3
Amici, artisti, letterati
a cura di Federica Rovati

La sala è incentrata sulla lettura dei rapporti che Carlo Mollino ha intessuto, durante tutta la vita, ma in particolare tra la fine degli anni venti e la seconda guerra mondiale, con un mondo artistico e letterario particolarmente vivace, torinese ma non solo. Le tracce delle amicizie e dei contatti molliniani sono di frequente facilmente individuabili nella corrispondenza, spesso fitta, ma soprattutto nei numerosissimi e puntuali riferimenti riconoscibili nelle molteplici espressioni in cui la poliedrica personalità dell’architetto torinese esprime il suo essere artista: tra i molti, Mino Maccari, direttore del Il Selvaggio, per cui Mollino progetta una casa nella pineta di Forte dei Marmi che non sarà realizzata, ma anche Carlo Ludovico Ragghianti e Italo Cremona, nonché i personaggi attivi nella Torino culturalmente assai vivace degli anni venti, da Felice Casorati a Albino Galvano. La sala riflette e indaga alcuni di questi aspetti, proponendo un insieme vario di testimonianze, che vanno dalle fotografie molliniane come La camera incantata e i ritratti di Piero Martina, al disegno dell’autoritratto nella «Camera in risaia», a quadri di Casorati, Cremona e Galvano.

SALA 4
Casa in collina (Domus, n.182, febbraio 1943, p.50-54)
a cura di Fulvio Irace, con la collaborazione di Rita D’Attore

Tra il 1942 e il 1944, Mollino lavora a tre progetti per Domus e la nuova Stile dell’amico Gio Ponti: la «casa in collina», che ripropone il tema giovanile della stanza di Oberon, nel surreale rapporto tra l’interieur autobiografico e la città; la «camera da letto per una cascina in risaia», dove il pretesto di un disegno per una camera da letto si apre sulla prospettiva di un’ambientazione dai toni ironici e programmatici; e la «casa sull’altura», dove il tema dell’evocazione del paesaggio assume i toni d’una messa in scena dalla minuziosa fantasia.
Preceduti e intervallati da altre prove incompiute – dalla «casa per l’ultimo dei Moicani» alla villa Damonte a Capri – i tre progetti sono letti sullo sfondo della ricerca che l’architettura italiana stava conducendo in vista d’un superamento del razionalismo, che proprio sul tema dell’abitare aveva costruito il momento fondante. I progetti di Mollino forniscono la testimonianza più eccitata d’un clima d’evasione che preannuncia la revisione del secondo dopoguerra, assumendo il valore dell’individualità e della fantasia come elemento di espressione dell’architettura.

SALA 5
Sala da ballo Black and White Lutrario (Torino, 1959)
a cura di Michele Bonino e Bruno Perdetti

Carlo Mollino dispiega le categorie del continuum spaziale non solo su un variegato fronte espressivo (fotografico, sciistico, scenografico, automobilistico…), ma anche e soprattutto
nei progetti architettonici: il diorama Passeggiata in auto per la Mostra dell’Autarchia (1938), l’arredamento di casa Devalle (1938-39), la scenografia cinematografica per Femmes d’Escales (1945), il progetto per il patinoire di Sestrière (1954), la sala da ballo Lutrario (1959-60). Nel tentativo di comprendere questi lavori in termini di spazio «esperito», la sala analizza e rappresenta una dimensione caratteristica di questi lavori: nel prefigurare e disegnare le traiettorie della danza in una sala da ballo o nello schizzare le rotte di un avvicinamento in volo a Torino, emerge un’idea del corpo protagonista dello spazio, e in diretta continuità con esso. La curiosità intellettuale stimolava Molino a rivendicare, anche per la propria pratica progettuale, i principi sinestetici delle avanguardie e la sua personalità potrebbe essere vista quale prosecuzione genealogica di quell’estetismo del rapporto tra corpo, gesto e movimento, sviluppatosi tra decadentismo e futurismo.

SALA 6
Architetture per il tempo libero
a cura di Giovanni Brino, Giorgio Rajneri e Bruno Reichlin,
con la collaborazione di Guido Callegari e Cristiana Chiorino

In molte architetture Carlo Mollino prende spunto dalle condizioni estreme del paesaggio circostante, ma anche dalle caratteristiche insolite dell'incarico. Nelle Alpi, in particolare, inscena ardite costruzioni sospese a rocce strapiombanti, edifici a ponte o a sbalzo da alture e promontori. Disegnatore eccezionale e ambidestro, Mollino ha consegnato le sue idee più audaci a bellissimi schizzi a matita, oltre che in riflessioni teoriche di estrema attualità, nella lucida disamina della crisi delle tradizioni costruttive autoctone e nella denuncia sia dei facili accomodamenti vernacolari sia delle ingenue professioni di fede modernista. Il disegno degli oggetti quotidiani della vita di montagna s’impone come fonte d'ispirazione: in modo diretto, per esempio nella stazione d'arrivo della slittovia del Lago Nero o nella casa Garelli, ma anche in modo allusivo, per esempio nelle sedie di casa Cattaneo o nell’impianto della Casa a capriata (di cui in mostra è presentato un originale modello in legno).

SALA 7
Il Palazzo del Lavoro per Italia ’61 (Torino, 1959-60)
a cura di Sergio Pace, con la collaborazione
di Manfredo Nicolis di Robilant

La sala è dedicata alle architetture urbane di Carlo Mollino, tra la fine degli anni quaranta e la fine degli anni cinquanta: scenari di sperimentazione figurativa, tipologica e costruttiva, portata avanti anche grazie a una committenza pubblica spesso illuminata, di cui l’architetto diventa uno degli interlocutori privilegiati. Buona parte di tali architetture, tuttavia, sono destinate a rimanere sulla carta, dando luogo ad un’interpretazione stereotipa di Carlo Mollino autore esclusivo di arredi pregiati o ville lussuose per questi anni.
La crescita quantitativa delle città, e di Torino in particolare, sembra mal tollerare le audacie molliniane, pur motivate sempre dall’esigenza di raggiungere alti livelli di qualità ambientale, abitativa e costruttiva. Dopo una serie di esperienze sfortunate, l’emblema del rapporto difficile tra l’architetto e le élites urbane diventa il progetto in tre varianti per il Palazzo del Lavoro per Italia ’61, i cui giganteschi disegni fino al dettaglio più minuto testimoniano l’eccezionale (quanto raramente sottolineata) capacità di Carlo Mollino di immaginare spazi pubblici di gran valore simbolico, dialogando con culture e professioni all’apparenza distanti.

SALA 8
Camera di Commercio (Torino, 1964-72)
a cura di Mario Sassone e Elena Tamagno,
con la collaborazione di Laura Milan

Con il Palazzo degli Affari per la Camera di Commercio di Torino Carlo Mollino porta al limite la sua ricerca sull’edificio sospeso, leit motiv di tutta la sua opera. Le scelte progettuali sono giustificate dall’adesione alle esigenze funzionali e dall’impegno a rispondervi con l’utilizzo delle più aggiornate tecnologie. Il progetto vincitore del concorso del 1964, firmato da Carlo Mollino, Carlo Graffi, Alberto Galardi e Antonio Migliasso, ha una realizzazione complicata da contrasti tra i partecipanti e da innumerevoli varianti, richieste dalla committenza. L’opera si conclude nel 1972 con l’esecuzione degli arredi, affidati per incarico diretto a Carlo Mollino.
Elementi peculiari sono l’attenzione al contesto e la struttura portante, in mostra messa in scena grazie a un modello virtuale tridimensionale: rispetto dei limiti dell’isolato storico, sottolineati da uno zoccolo lineare, e orizzontamenti «appesi» a un nucleo centrale, soluzione non nuova come impostazione, ma aggiornata per la tecnologia di esecuzione affidata a tiranti non metallici, ma di cemento armato precompresso.

SALA 9
Il Teatro Regio
a cura di Michela Comba e Carlo Olmo

La sala è costruita su una lettura della genesi del Teatro Regio, ricostruito dopo l’incendio che aveva distrutto il precedente edificio alfieriano nel 1936, definita attraverso progetti sullo spazio teatrale realizzati o non, dagli anni trenta in poi, da Carlo Mollino, prima con suo padre Eugenio poi da solo: in particolare, saranno esposti disegni e fotografie del nuovo Auditorium Rai e dei progetti non realizzati per il Teatro Balbo in Piazza Bodoni, sempre a Torino, e per il nuovo teatro di Cagliari. Ma soprattutto la sala illustra il progetto e la costruzione del nuovo Teatro Regio attraverso modelli, disegni, foto e video che ne restituiscono anche la genesi costruttiva e propongono il complesso e contraddittorio rapporto che si determina negli anni sessanta tra cultura progettuale e conoscenze tecniche e acustiche.

SALA 10
La biblioteca di Carlo Mollino
a cura di Michela Comba

La mostra si chiude con l’esposizione di oltre cinquanta di libri appartenuti alla biblioteca di Carlo Mollino, tratti da un fondo di un migliaio di testi, oggi posseduto dalla Biblioteca Centrale della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Qui è confluita gran parte del patrimonio di volumi, pubblicazioni e riviste, su cui l’architetto, dagli anni della sua formazione scientifica politecnica agli anni settanta, ha costruito il proprio profilo intellettuale e professionale.
Grazie ad alcuni di questi volumi, la sala restituisce i settori caratterizzanti la biblioteca di un architetto che è anche scrittore, e tra i più fecondi in Italia, tra il 1933 e il 1954.
Intermezzo tra le letture molliniane, questo spazio – accompagnato da video d’archivio e dalle prime edizioni di scritti dell’architetto – presenta i percorsi culturali che il collezionista si costruisce tra socialità urbane, artistiche e letterarie.

Carlo Mollino
Architettura di Parole
Scritti 1933 – 1964


Un’ampia antologia di scritti in parte inediti, in parte di difficile reperibilità, che gettano luce su una figura di architetto fortemente atipica, se non unica nell’Italia del Novecento, capace di dialogare con letterati o storici dell’arte, di accedere alla narrazione, di occuparsi di cinema o di urbanistica, di fotografia o di arti decorative, variando volta a volta registri e generi: testi d’invenzione, affondi polemici, sceneggiature, riflessioni estetiche, notazioni antropologiche sottraggono la scrittura di Carlo Mollino ai canoni specialistici della professione, appaiono strategie di distacco, più che marche di appartenenza.
Lo stesso lavoro progettuale e il rapporto tra poetica e opera risultano sovvertiti da questa singolare intellettualizzazione del fare architettonico, che spezza l’autoreferenzialità e spinge fuori da correnti senza rinunciare all’implicito di suggestioni comuni, radicalizza ambiguità e contraddizioni della tecnica all’insegna della meraviglia e dello spaesamento, non smette di perfezionare un’ermeneutica della città industriale proprio attraverso un punto di osservazione a tratti antimodernista.

L’autore
Carlo Mollino (1905-1973), architetto e designer, docente di Composizione architettonica presso il Politecnico di Torino dal 1953 alla morte, fu progettista di opere pubbliche ed edifici tra i più noti del Novecento italiano, dall’Auditorium della Rai alla Camera di Commercio al nuovo Teatro Regio a Torino, dalla Slittovia del Lago Nero a Sauze d’Oulx alla Casa del Sole a Cervinia, oltre che di ambientazioni e di arredi che gli valsero fama internazionale, come quelli di Casa Minola, Casa Orengo, Casa Rivetti. Fu anche autore prolifico di articoli e saggi, tra cui Architettura arte e tecnica (Chiantore, 1947), scritto con Franco Vadacchino, e Il messaggio della camera oscura (Chiantore, 1949).

Collana: “Nuova Cultura”
pp.400
Euro 30,00

Si ringraziano per la gentile collaborazione Palazzo Bricherasio, Vittoria Cibrario ed Antonella Galeandro

www.palazzobricherasio.it

 
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view post Posted on 19/4/2021, 19:57
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MI AUGURO CHE IL MAESTRO PROCEDA A SUE CURE E SPESE AL RESTAURO DELLA SUA OPERA PRIMA

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