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Intervista con i Facciascura

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view post Posted on 17/6/2010, 10:56
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Intervista con i Facciascura

Di Andrea Turetta

La rock band dei Facciascura si presenta al pubblico con l’album di debutto “Quanti ne sacrificheresti?”, una produzione artistica curata nei dettagli da Andrea Viti (Karma, Afterhours, Juan Mordecai) e gianCarlo Onorato (Underground Life) insieme all’autore/chitarrista della band Francesco Cappiotti ed un duetto nel brano “Il Cielo” insieme a David Moretti, storico cantante dei Karma. La band dei Facciascura, è capitanata dai fratelli Carlo (voce) e Francesco (chitarre) Cappiotti affiancati da Christian Meggiolaro (basso), Philip Romano (chitarre) e Simone Marchioretti (batteria). Ecco l’intervista cui ha gentilmente risposto Francesco Cappiotti.

Come si è formato il gruppo dei Facciascura?
Alla fine degli anni ‘90 io e mio fratello Carlo avevamo concluso l’esperienza dei Davy Jones, un progetto musicale al cui ricordo siamo tuttora molto affezionati e dalle cui ceneri sono nati i Facciascura. Il nucleo originario è formato proprio da me e Carlo, ma quasi da subito si è unito a noi Chris Meggiolaro (basso). Dopo molti cambi di formazione abbiamo finalmente incontrato Philip Romano (chitarra) e Simone Marchioretti (batteria), grazie ai quali la formazione è finalmente stabile.

Musicalmente trovate ci siano delle similitudini tra il rock alternativo anni ’90 e quello presente in quest’ultimo decennio?
Direi che di rock nell’ultimo decennio ce n’è stato veramente poco. Se si eccettua la musica di Afterhours, Marlene Kuntz e pochi altri, realtà che comunque si sono formate negli anni ‘90, la scena indipendente venuta alla ribalta negli anni zero ha praticato generi molto diversi: post rock, indie pop. Con questa particolare scena non abbiamo nulla a che spartire. Quindi ampliando lo spettro delle categorie direi che in generale la scena alternativa dell’ultimo decennio, rock compreso, non assomiglia in nulla a quella degli anni Novanta.

La produzione artistica è stata affidata a nomi di prestigio come Andrea Viti, gianCarlo Onorato e Francesco Cappiotti. Come ha influito il loro apporto nella resa finale del disco?
Lavorare con Andrea e gianCarlo è stata una vera fortuna. Tutti e tre, in modo molto diverso, abbiamo portato al disco conoscenze maturate in decenni di musica e scrittura. L’intervento di gianCarlo, che è un esperto, quasi un teorico, della forma - canzone, è stato soprattutto sulla struttura dei pezzi. Il mio apporto come produttore è stato sull’arrangiamento degli strumenti. Infine Andrea ha curato soprattutto l’aspetto della produzione del suono. Il risultato è quello che si può sentire, e cioè un disco che, piacciano o non piacciano i pezzi, dal punto di vista della produzione ha ben poche sbavature.

Un’altra importante collaborazione è quella con David Moretti dei Karma che ha duettato ne “Il cielo”. Una collaborazione nata come?
La scelta di incidere la cover de “Il cielo” è stata soprattutto dettata dall’affetto di tutti noi nei confronti della persona Andrea Viti e della musica dei Karma, a cui dovevamo in qualche modo fare un tributo. Da lì, coinvolgere David, vocalist storico di quel gruppo, era inevitabile. Avevamo già conosciuto David in occasione di un concerto acustico del progetto Juan Mordecai a Verona e sapevamo che sarebbe stato contento di collaborare con noi.

Il primo singolo tratto dal disco è “Cavie”, è stato girato il videoclip con il regista Michele Morando. Un’esperienza degna di nota?
Trattandosi del nostro primo videoclip è certamente stata un’esperienza significativa, anche se si tratta di un video assolutamente low budget, concepito per la diffusione via web.

Quali pensate siano le cose che caratterizzano la vostra musica e i vostri spettacoli live?
Dentro a “Quanti ne sacrificheresti?”, il nostro album d’esordio, sono evidenti le due anime principali della musica dei Facciascura. La scrittura alternative rock ed il suono elettrico di alcuni brani (Uno stronzo qualsiasi, Cavie) ribadisce le nostre radici, affondate più che saldamente negli anni Novanta, mentre al lato opposto i brani più introspettivi, come Ventimila Sere sotto il mare, si collegano alla vena del nuovo cantautorato acustico. Questa varietà si trova anche nei nostri live, dove portiamo in modo fedele il suono e lo spirito multiforme dell’album.

Oggi è sempre più difficile creare qualcosa di veramente nuovo?
Forse sì, nel senso che, decennio dopo decennio la musica si stratifica e in un modo o nell’altro quello che scrivi oggi porta i segni di quella “stratigrafia”. Tuttavia non credo che l’obbiettivo del musicista debba necessariamente essere quello di creare qualcosa di “veramente nuovo”, semmai qualcosa di “veramente bello”. Considerare la novità come un valore assoluto per giudicare la musica è una deformazione propria dei critici, molto spesso dannosa , che porta a considerare brillante qualsiasi genere di cagata, con licenza parlando, solo per il fatto che a loro suona come nuova.

Quanto conta l’essere indipendenti?
Conta moltissimo, anche se il suo significato nel tempo è cambiato. Oggi nell’ambito dell’indie esistono migliaia di gruppi e di etichette che si muovono scaltramente sul web, ma sono molto meno convincenti nella vita reale. Da questo punto di vista è molto facile rimpiangere la scena alternative degli anni Novanta e il suo maggior senso di condivisione, che faceva sentire i musicisti parte di una compagine reale, legata alla propria città, ma con una voglia fottuta di uscire allo scoperto. Tutto filava molto bene anche se non avevi 10000 contatti facebook.

Oggi, quanto è difficile riuscire a realizzare un album? Sia dal punto pratico che progettuale?
Fare un album oggi è economicamente accessibile a tutti. Ma se l’obbiettivo è creare un prodotto di alta qualità la spesa è comunque significativa. Essendo oggi molto raro che un’etichetta si accolli le spese della realizzazione di un disco, il musicista deve interessarsi di tutte le fasi di produzione, dall’incisione al missaggio alla masterizzazione, valutandone i relativi costi. La fase che segue è anche più impegnativa. Come trovare un’etichetta e come essere distribuito nei negozi? Tutte cose che si imparano con l’esperienza, passando attraverso numerosi errori.

E, a proposito di musica, cosa vi piace e cosa meno, di questo ambiente?
Se si parla di personaggi più o meno noti, l’ambiente della musica è sempre stato un po’ difficile. In più di un’occasione ci è capitato di passare una serata con artisti che musicalmente stimavamo moltissimo senza però trovare la stessa qualità dal punto di vista umano. Altre volte, molto più rare, ci siamo imbattuti in persone splendide come Luisa Cottifogli, ex cantante dei Quintorigo, gianCarlo Onorato, Andrea Viti, David Moretti e tutti gli altri Karma.

Poesia e musica: quali i punti in comune?
Per come le intendo io, la capacità di suscitare dal nulla stati d’animo vicini all’esaltazione.

Il momento Live è per molti, un momento di divertimento puro ed improvvisazione. Vale anche per voi?
E’ il momento che giustifica tutto il tempo e le energie che hai speso a prepararti. In questo senso c’è molto più del puro divertimento. E’ un momento di assoluta autorealizzazione.

Una canzone di altri che vi sarebbe piaciuto scrivere…
Jeff Buckley: “Grace”.

Possiamo dire che la vostra musica nasce un po’ come in una bottega artigianale?
Assolutamente sì. La buona musica è quasi sempre artigianato, con testi e arrangiamenti che si rifiniscono nel tempo, passaggio dopo passaggio. Il lavoro in studio poi, con le sue varie fasi di incisione, missaggio e postproduzione è quanto di più simile al lavoro di bottega, dove più competenze si uniscono per creare un qualcosa di solido e bello.

Siti del gruppo:
www.facciascura.com
www.myspace.com/facciascura

www.vrec.it

www.davverocomunicazione.com

Attached Image: FACCIASCURA.JPG

FACCIASCURA.JPG

 
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