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Intervista con i PNS

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view post Posted on 22/6/2010, 09:22
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Intervista con i PNS

Di Andrea Turetta

I PNS al TIM Tour hanno ottenuto il secondo posto. Hanno avuto diversi riconoscimenti da più parti (Premio Lunezia tra gli altri). Hanno collaborato con Livio Magnini (Bluvertigo, Rezophonic) ora danno vita a un nuovo progetto ambizioso due dischi "componibili" "ALI" e "NAZIONI". Due dischi che funzionano sia ascoltati singolarmente, sia uniti nel concept del nome che si ottiene unendo i due titoli: Ali-e-Nazioni. Il gruppo è formato da Paolo (Voce e Chitarra) insieme a Luca Bonni (Basso) ed Angelo "II Cigno" Rondine (Batteria). All’intervista ha risposto Paolo…

E’ uscito il vostro album “Ali”, un disco che si legherà indissolubilmente al successore “Nazioni”… com’è nata l’idea?
Paolo: Non è stata un'idea bensì un'esigenza. Ho scritto le canzoni che compongono “Ali e Nazioni” già da qualche anno e abbiamo avuto modo di rodarle nei live in giro per l'Italia. Al momento della registrazione del disco ci siamo resi conto che avevamo materiale per un doppio disco e nello specifico alcune canzoni potevano costituire un album più nevrotico e scoppiettante (ALI) mentre altre uno più scuro e tosto (NAZIONI). Poi la tematica è del tutto personale, riguarda il mio rapporto con alienazione, ali come cure che permettono brevi fughe il cui prezzo è però troppo alto, e una nazione ostile, a doppio legame in cui non riesco a trovare una mia dimensione. Lo dico perchè ovviamente il "concept" è stato travisato da molti giornalisti e ascoltatori.

In quale occasione si è formata la vostra band?
P N S nasce come acronimo di Programmazione Neuro Sonica nel 2004. Anche se con i ragazzi suoniamo insieme in svariate cover band dall'età di 14 anni, il progetto P N S inizialmente mescolava elettronica, funk, punk con testi rigorosamente in italiano con l'unica presunzione di essere intelligenti. La cosa ovviamente è degenerata, oltre che nel nome (che a oggi è solo P N S Per Non Significare altro che tre lettere casuali), soprattutto nella direzione artistica che si è snellita e semplificata diventando più essenziale e minimale, ma per questo anche più funzionale. Diciamo che il nostro maggiore lavoro è stato ed è quello di togliere.

Quanto è importante l’impatto live per un gruppo come il vostro?
Ovviamente è molto importante, nei live elettrici ci diamo senza riserve e a essere onesti è l'ambito migliore per capire chi siamo. Abbiamo lavorato e lavoriamo sempre molto sul nostro sound, per esempio a livello chitarristico mi interessa piuttosto lavorare sull'atmosfera delegando la botta alla sezione ritmica. Abbiamo fatto e faremo anche date semi acustiche in posti insoliti come abitazioni private e librerie in cui questa componente atmosferica è ancora più enfatizzata.

Anziché comporre in inglese, come fanno in molti, avete deciso di scrivere testi in italiano…
Sì, ci interessa comunicare e raccontare delle cose e che queste cose arrivino a più gente possibile, e c'è ancora molta gente che di fronte ad un testo in inglese non riesce a coglierne il significato al volo. Anche perchè per il momento non abbiamo ambizioni internazionali, ma anzi tante cose da dire all'Italia e in Italia. Poi per praticità, anche perchè trovo l'italiano molto ritmico anche se meno morbido rispetto all'inglese.

Quanto conta per voi la musica come mezzo di espressione?
La musica è un potentissimo attivatore, un linguaggio ed un mezzo di espressione molto istintivo e naturale. Troppe regole e atteggiamenti rigidi, anche qui, finiscono per limitarne la vera natura. I bambini nei primi mesi di vita ci insegnano ciò con i loro canti e suoni.

Da che cosa traete ispirazione per i vostri pezzi?
Da esperienze assolutamente personali, emozioni, sogni, speranze, disillusioni, nevrosi e tentativi di redenzione. Non riesco a non scrivere una canzone in prima persona e oltretutto per me scrivere è una forma di autoterapia.

Pensate sia in atto un’importante rivoluzione nel mondo della musica?
La musica oggi è sempre più spogliata del suo valore culturale e sempre più trasformata in un qualcosa da usare, anzi… scaricare e gettare. Credo che il vero problema sia questo, la perdita dei valori, la distruzione che corrisponde ad ogni istruzione, i piccoli e scintillanti beni superficiali che nascondono il vero disagio del rivelarsi come veramente si è, essere quindi vulnerabili, ma ciò è piuttosto una piaga sociale che colpisce l’educazione e la cultura di oggi. La musica in tutto ciò è solo una delle tante cose prima dorate che essendo state toccate dalla perdita dei valori si è trasformata in merda.

Cosa pensate sia da salvare della musica del passato?
A parte la qualità di gran parte delle produzioni del passato, negli anni ‘60 e ‘70 c’era la voglia di scoprire qualcosa di nuovo, di divertirsi, di viaggiare, di conoscere, di ricercare perché la musica era ancora qualcosa di importante e guarda caso ha avuto anche un grande ruolo nel ribaltamento culturale avvenuto in quel periodo. In una sola parola la “curiosità” di permettersi di osare e ricercare, ma anche di parlare alla gente di essere popolari, cosa che oggi pare essere una vergogna, per cui fa più figo chiudersi in nicchie di pochi eletti.

C’è voluto parecchio tempo per realizzare il vostro album “Ali”?
Le canzoni di entrambi i dischi sono nate in un periodo di circa un anno, un altro anno per suonarle e rodarle in saletta e nei live. Per quel che riguarda la realizzazione pratica del disco credo che abbiamo battuto ogni record di tempo: una settimana di registrazioni, cinque giorni di missaggio e uno di mastering.

Ci sono dei momenti particolari nel corso della giornata, nei quali nascono le vostre canzoni?
Quasi sempre scrivo di notte quando non riesco a dormire, altre volte mentre guido ed altre ancora mentre cammino nel verde.

Attached Image: PNS09-2.jpg

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view post Posted on 22/6/2010, 09:30
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Per un autore, quanto è importante saper cogliere e sintetizzare quanto gli sta attorno?
Credo sia più importante riconoscere veramente quel che si prova a livello di emozioni. Questo è importante per essere una persona prima che un autore. La capacità di sintetizzare le emozioni in musica o altre forme artistiche credo appartenga a un altro livello che non mi interessa analizzare o comprendere.

Quali pensate siano le caratteristiche che danno ai vostri brani uno stile personale?
Il fatto che parlano di cose personali. Cioè il tentativo è quello di partire dal personale per dire qualcosa, se qualcosa da dire c’è. Poi chi ascolta può cogliere il vero messaggio o assimilarlo in altro modo comunque facendolo diventare qualcosa di proprio. Così una cosa che esce da me in un modo entra in un’altra persona in un altro e diventa dell’altro, pur essendo nata da me. Poi c'è il sound su cui stiamo lavorando e che è il lavoro più a lungo termine per una band, cioè il rendersi riconoscibili grazie al proprio sound. Siamo solo al primo disco, ci stiamo lavorando.

Importantissime in questi anni, devono essere state le date “live” fatte in tutta Italia…
Certamente! Abbiamo avuto la fortuna di poter suonare spesso fuori dalla nostra zona negli anni scorsi avendo solo pubblicato un paio di singoli... furgone, viaggiare on the road, dormire dove capita se capita e suonare per lo stivale ovunque è un po' folle sotto certi punti di vista per una band sconosciuta, ma fondamentale per imparare a conoscersi, farsi conoscere e per conoscere le diverse scene in Italia, oltre che ovviamente tanta gente e tante band con cui poi è nata una grande amicizia, anzi salutiamo tra gli altri i Park Avenue, Hype, La fame di Camilla, Arancioni Meccanici, Stardog, Mini k bros con cui abbiamo condiviso tra le altre cose anche il palco...

Vi piace di più il lavoro di creazione dei brani o la loro proposizione dal vivo?
Sono fasi molto diverse. Io sono più stimolato dalla creazione di qualcosa che non c'è se non nella mia testa, quindi tutto quel procedimento che permette ad un idea di uscire e prendere forma di musica e parole quindi canzone. Lavorare poi all'arrangiamento insieme al resto della band è un'altra fase tanto stimolante quanto caotica che si risolve, se siamo soddisfatti, con un profondo appagamento. La fase di produzione poi è un vero e proprio viaggio e li ci si scanna proprio... se poi c'è anche Livio (Magnini il nostro produttore) scatta proprio la rissa! Scherzo ovviamente! Il live è tutto il contrario di queste fasi. Si è allo scoperto, si viaggia, si conoscono posti e persone nuove, si guarda in faccia la gente, si suda, ci si dimena, si cerca di essere onesti il più possibile e ci si diverte quasi sempre non poco! Poi c'è quella cosa che si chiama dopo concerto per cui vale la pena spezzarsi tanto la schiena... :)

E’ stato difficile trovare chi credesse nella vostra musica?
In realtà abbiamo sempre avuto parecchie persone che hanno creduto fin da subito in noi. Il problema è che tra il dire e il fare c'è qualche anno di limbo in cui si registra, si pubblicano singoli, si cerca insieme all'etichetta e al team di produzione la soluzione e il momento migliore per uscire, si cambia etichetta per trovarsi nella solita situazione, passano 5 anni e l'unica cosa davvero importante che si fa è suonare in giro. Così abbiamo deciso che, visti i tempi, non aveva molto senso aspettare la situazione giusta, sempre ammesso che ci sia. Ci siamo con molto coraggio avviati verso l'indie di fatto non di facciata e con parecchio supporto di Livio e altri Amici abbiamo pubblicato questo primo disco.

Quando si parla di rock è difficile proporre qualcosa di non già detto…?
E' difficile proporre qualcosa di non già detto un po' in tutti gli ambiti. Io penserei piuttosto a come lo si dice e a cosa spinge un gruppo di ragazzi a pubblicare un disco come ALI, di certo non le comodità perchè ti garantisco che le nostre vite sono abbastanza un inferno. E poi sinceramente non capisco questa paranoia di dover dire per forza qualcosa di nuovo, ma chi è che veramente fa qualcosa di nuovo? Perchè dovrei fare qualcosa di nuovo? A me piuttosto interessa dire qualcosa in cui credo nel modo migliore che posso per quelle che sono le nostre possibilità e limiti e perchè no senza risparmiare le citazioni ai nostri padri spirituali. Pare che in Italia se fai tutto questo e non lecchi il culo a qualcuno, o entri nelle grazie di certe riviste, siti e recensori, automaticamente non vali nulla. E io sono un po' stanco di questa mentalità per cui non vado oltre.

Trovate che molti gruppi rock si muovano un po’ per forza d’inerzia più che per convinzione?
Trovo che il rock sia una religione o ci credi oppure no come dicono gli Afterhours, anche se loro parlavano della fortuna... L'inerzia intesa come tutti gli step delle band (saletta, demo, concorsi, serate etc) se ci pensi, all'inizio, può anche essere un veicolo che ti porta ad una successiva maturazione e convinzione. Non ci trovo nulla di male in questo senso. Piuttosto mi sembra più pericoloso chi parte con la sola convinzione, anzi forse è proprio quella che ci offre oggi tanta brutta musica.

Musica e letteratura, quali punti pensate possano avere in comune?
Parecchi. Se vuoi. In Italia abbiamo diversi esempi di questa comunione e mi sembra anche una conseguenza logica. La musica è cultura come lo è la letteratura e mi sembrerebbe strano se non si influenzassero a vicenda.

Il lato live, e l’improvvisazione, quanta importanza hanno nella vostra musica?
Il live e l'improvvisazione è alla base della nostra musica. Quando si arrangiano i pezzi che porto chitarra e voce, si parte da improvvisazioni lunghissime sul tema, si suona per ore sugli stessi giri sperimentando infinite soluzioni, per poi scegliere quasi sempre quelle più essenziali, semplici, ma funzionali. Poi durante le serate ci sono certi momenti in alcune canzoni in particolare in cui si gioca con improvvisazioni, citazioni e casini vari. Nell'ultima data per esempio sul finale dell'ultima canzone (Sono un santo) ho improvvisato l'inno alla gioia come auspicio per me e il pubblico entusiasta dell'augurio. O forse del live? O del casino?...

Rock a volte è sinonimo di ribellione… quanto conta l’aspetto sociale nelle vostre composizioni?
A dire il vero non ho mai pensato a un risvolto sociale nelle canzoni che scrivo. Tuttavia ho realizzato in seguito che soprattutto le canzoni che comporranno NAZIONI hanno eccome un risvolto sociale, di sottile provocazione e denuncia. Anche se non ci si vuole schierare, il clima che si respira è talmente teso e decadente che non si può non ritrovare nelle canzoni di chi scrive parlando semplicemente di sè.

Vi capita di non essere soddisfatti di qualche vostra canzone? Magari l’avreste fatta in una maniera diversa…
Guarda è una delle cose che capita più spesso. Io poi sono famoso per essere entusiasta delle registrazioni sul momento, per poi pretendere di cambiare tutto a disco uscito. Ma va bene così, è uno stimolo per immaginarsi altri scenari in termini di produzione artistica e stilistica per i prossimi dischi! Poi ci sono anche un'infinità di canzoni che proprio non ci convincono e che non includiamo nei dischi o nei live.

Per chiudere, avete già un’idea di quando uscirà “Nazioni” il secondo disco di questo progetto, “Ali e Nazioni”?
Si spera nel corso del prossimo anno. L'unica cosa certa è che a settembre inizieremo la preproduzione di NAZIONI!

Sito del gruppo:
www.myspace.com/pnsband

www.lunatik.it

Attached Image: PNS70.jpg

PNS70.jpg

 
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