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Intervista con la scrittrice Vania Lucia Gaito

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view post Posted on 7/5/2008, 17:23
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Intervista con la scrittrice Vania Lucia Gaito

Di Andrea Turetta

Vania Lucia Gaito, psicologa, salernitana di origine, collabora dal 2006 con il blog di controinformazione Bispensiero sul quale, nel maggio 2007, ha trasmesso e sottotitolato il documentario della BBC, SEX CRIMES AND VATICAN. Lo scoop del video, visto in Italia da oltre cinque milioni di persone, ha aiutato a uscire allo scoperto decine di vittime di abusi, le cui testimonianze sono qui in parte raccolte. Da poco è uscito per Chiarelettere, il suo volume “Viaggio nel silenzio” un’ulteriore approfondimento su questo tema estremamente scottante… ecco l’intervista…

Tutto ebbe inizio con la visione del documentario “Sex crimes and Vatican”…
In realtà anche prima, sebbene sia stato comunque “Sex crimes and Vatican” a far esplodere il caso anche in Italia. Gli italiani leggono poco, e leggono ancora meno i giornali stranieri. L’informazione qui arriva filtrata. Molto, troppo filtrata. Io ho cercato di rimuovere quel filtro.

E’ stato un viaggio tra storie e testimonianze il tuo… Cosa ti hanno dato a livello umano, questi incontri?
E’ impossibile ascoltare storie e testimonianze, leggere e studiare certi documenti e rimanere impassibili, non essere coinvolti emotivamente nel dolore della persona che si ha davanti. Soprattutto quando il malessere, il tormento, condiziona poi tutta la vita.

E’ stato complicato riuscire ad avere la fiducia delle vittime?
In qualche caso, sì. C’era la paura di una strumentalizzazione della loro testimonianza, del loro dolore. In diversi casi, è stato necessario del tempo, prima che si istaurasse un rapporto di fiducia tale da poter raccontare tutto senza timori.

Molti si chiederanno perché questi fatti siano riusciti a rimanere segreti per tanti anni… addirittura c’era chi aveva cercato di negare l’evidenza…
E, se è per questo, c’è ancora. Si continua a parlare solo di quanto accaduto negli Stati Uniti, per esempio. Come se si trattasse di un fenomeno isolato. Non è assolutamente così. Non è un “incidente storico” né tanto meno un fenomeno che riguarda solo gli USA.

L’Italia è solo stata sfiorata da vicende di questo tipo, eppure hai l’impressione che sia un fenomeno esteso e ben presente anche nel nostro paese?
E’ ben più di un’impressione. Ma la moralità “perbenista” italiana è un forte deterrente all’emersione del fenomeno. Le vittime temono di essere condannate e biasimate dall’opinione pubblica. Si è sempre cercato di parlare di casi isolati. Io ho cercato di dimostrare che non è così, che certi fenomeni si innescano perché l’educazione nei seminari, sessuofobica e repressiva, “favorisce” l’emergere e il consolidarsi di questa deviazione sessuale.

Tra i casi italiani… quello riguardante Don Gelmini… tante persone neppure sapevano dei suoi trascorsi e delle condanne di fine anni ’60…
Come ti dicevo, l’informazione italiana è piuttosto compiacente, nei confronti dei poteri forti. E la Chiesa, quella istituzionale, è uno dei poteri più forti. E’ scomodo inimicarsela. E poi, è scomodo inimicarsi sacerdoti che hanno amicizie influenti, con politici di un certo calibro. Faccio anche i nomi: Berlusconi, Taviani, Imposimato, Gasparri… e potrei continuare. Giornalisti ed editori, la cui schiena difficilmente può definirsi dritta, non amano contrastare il potere.

Quel che è certo è il fatto che per le vittime, il silenzio imposto si è trasformato in un’enorme sofferenza… difficile risalire la china dopo certe violenze subite in giovane età…
Ovviamente, l’abuso è un trauma. Difficilissimo da superare, soprattutto quando più è giovane la vittima. Ci si colpevolizza, si crede di essere in qualche modo responsabili di quanto subito. E soprattutto viene minata gravemente la capacità di fidarsi degli altri, di costruire rapporti interpersonali basati sulla totale disponibilità. In alcuni casi, si “introiettano” i meccanismi dell’abuso e si diventa pedofili a propria volta. Cioè si rimette in scena l’abuso ma mettendosi dalla parte dell’abusatore, per cercare di “riscattare” in qualche modo quel che si è subito.

Una cosa sembra emergere dalla lettura del tuo libro… per la Chiesa è peggio avere tra le sue fila, un prete che frequenta delle donne che uno che insidia dei bambini…
Dipende da cosa si intende per “frequentare delle donne”. La Chiesa tiene prima di tutto al silenzio. Niente scandali. Pertanto, tutto ciò che riguarda la vita sessuale dei propri sacerdoti deve essere coperta costantemente da una spessa coltre di silenzio. Il prete che dà scandalo viene immediatamente rimosso, allontanato. Ma spesso le gerarchie ecclesiastiche fanno semplicemente finta di non vedere. Diverso è il caso di sacerdoti che vorrebbero vivere alla luce del sole un rapporto sentimentale: fidanzarsi, sposarsi, costruirsi una famiglia. In quel caso, il sacerdote viene ridotto immediatamente allo stato laicale. Il celibato ecclesiastico non deve essere messo in discussione. Sicché la Chiesa continua a pontificare sulla famiglia, sebbene di fatto non ne abbia alcuna conoscenza diretta.

Come accennato, la vita in seminario non aiuta certo ad avere un buon rapporto con gli altri e con il sesso… Molte tristi situazioni nascono a seguito di certi regolamenti imposti in questi luoghi?
L’educazione è di tipo sessuofobico. La sessualità esiste solo per essere repressa. Le chiamano “tentazioni della carne”, come se il corpo non fosse parte dell’individuo, ma solo un nemico da domare e sottomettere. La donna è considerata una tentatrice, da allontanare perché potrebbe indurre in peccato. Quando si inculca questo tipo di educazione in ragazzini di 12 o 13 anni, si induce una forte ansia nei confronti dell’oggetto sessuale femminile, così, se si deve agire una pulsione sessuale, si preferisce farlo con un oggetto sessuale che induce meno ansia dell’oggetto sessuale femminile: in pratica, si preferisce un “surrogato”.

Nel mondo ci sono ben 120.000 preti sposati… Se pure i preti potessero farsi una famiglia, il problema di abusi verrebbe probabilmente fermato… eppure la cosa appare in pratica pura utopia…
Il nodo del problema non è il celibato ecclesiastico. Il celibato è una conseguenza. Il nodo del problema è l’educazione sessuofobia che si impartisce nei seminari. Questo tipo di educazione è alla base del celibato, è un’autostrada che porta al celibato. E’ l’immagine angosciante della donna come tentatrice, della dannazione e del peccato a far emergere alcuni fenomeni. La Chiesa sembra non considerare le parole della Bibbia “Non è bene che l’uomo sia solo”.

Potere e denaro, sembrano almeno in parte, muovere la Chiesa odierna… Non è certo un ottimo modo di guadagnarsi la stima della gente…
C’è una disparità enorme tra quanto la Chiesa professa e quanto viene quotidianamente messo in pratica. Basti pensare al fatto che, durante l’ultima visita del Papa negli Stati Uniti non era stato previsto alcun incontro con le vittime. Il Pontefice è andato negli States a parlare del problema della pedofilia clericale e non intendeva incontrare le vittime! Un assurdo a cui i giornali e i media americani hanno subito fatto da contrappunto. I media statunitensi non sono asserviti quanto i nostri, ai poteri forti. Le vittime sono scese in piazza. E alla fine il Pontefice è dovuto ritornare sulle decisioni prese. Ha incontrato, tra una messa e un discorso, 5 vittime. Su 13.000 vittime, ne ha incontrate solo 5, dedicando all’incontro 25 preziosi minuti del proprio tempo, mentre ha trascorso ore e ore con Bush. Non credo ci sia necessità di commentare oltre. I fatti parlano da soli.

Parte del volume è dedicata alla forte denuncia del “Boston Globe”, da cui si ebbe uno scandalo sconvolgente…
Appunto. Il Boston Globe chiese ed ottenne che fossero resi pubblici gli archivi segreti della arcidiocesi di Boston, in cui venivano conservati atti, documenti e denunce che comprovavano le responsabilità delle gerarchie cattoliche, che sapevano tutto e avevano occultato tutto per anni, trasferendo i sacerdoti pedofili da una parrocchia all’altra e, di fatto, permettendogli di macellare migliaia di vite.

C’è la speranza che in futuro si riduca il numero di episodi di questo tipo?
Sì, c’è. Ma questa speranza passa attraverso un profondo cambiamento delle gerarchie ecclesiastiche e della struttura della Chiesa . Spesso, io parlo di Chiesa e mi riferisco alle gerarchie. Per fortuna la Chiesa non è solo quella. La Chiesa, quella vera, è la comunità dei fedeli. Attraverso di loro, si può sperare in un cambiamento profondo. Tuttavia, la condanna di alcuni modi di pensare, bollati come “relativismo etico”, mi fanno pensare che questo cambiamento non è affatto vicino né tanto meno desiderato dalle gerarchie.

Per saperne di più:

www.bispensiero.it

Si ringraziano per la gentile collaborazione l’autrice e Chiarelettere

www.chiarelettere.it


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